Descrizione
Giovanni Carnovali (il "Piccio")
Giovanni Carnovali nacque a Montegrino Valtravaglia nel 1804 e morì, annegando nel Po, presso Cremona nel 1873.
Figlio di un muratore, si trasferì ben presto con la famiglia ad Albino, presso Bergamo. Si dice che, ancora bambino, abbia dipinto sul muro della villa Spini un mazzo di chiavi preso da tutti per vero.
A 11 anni fu accolto nella scuola del pittore neoclassico Diotti, presso l'Accademia Carrara di Bergamo. Non risentì dell'influenza del maestro, tanto che sin dalle prime opere giovanili si dimostra, per il ricorso a colori morbidi e vaporosi, vicino al primo Romanticismo lombardo.
A partire dal 1831 viaggiò molto spesso, recandosi a Parma (dove studiò i grandi artisti del Seicento, il Correggio e il Parmigianino), Roma, Cremona, prima di stabilirsi definitivamente a Milano nel 1836. Successivamente si recò in Francia e Svizzera.
Solitario e dal carattere piuttosto stravagante, si dice che dopo il 1835 non abbia più voluto mettere piede a Montegrino Valtravaglia a causa della costruzione della prima strada carrozzabile; quest'ultima, secondo l'artista, avrebbe irrimediabilmente deturpato il paesaggio e la stupenda varietà di sfondi naturali in cui acqua e piante si fondevano magistralmente, da lui raffigurata in molti quadri.
La sua pittura si ricollega alla grande e raffinata tradizione lombarda rinascimentale; il suo stile, facilmente riconoscibile, si caratterizza per un notevole senso della luce. I numerosi quadri e bozzetti che rappresentano scene bibliche, mitologiche e della storia di Roma, dipinti con notevole scioltezza e ricchi di tonalità accese e vibranti, creano atmosfere luminose e trasparenti; essi denunciano la conoscenza delle opere dei grandi dell'arte veneta settecentesca (Guardi, Tiepolo, Pittoni e Zuccarelli).
Fu un notevole paesaggista (dedicò due disegni del paese natale), che nei numerosi ritratti di esponenti della borghesia e dell'aristocrazia lombarda, grazie ad un magistrale uso del chiaroscuro e ad un tocco pittorico molto moderno, preannuncia il gusto della Scapigliatura.
A Montegrino Valtravaglia il grande artista è ricordato da un busto di bronzo, opera dello scultore Egidio Giovanola, che è collocato nella piazza dedicata a Giovanni Carnovali. Nella piazza stessa si trova la casa natale del grande pittore.
Guglielmo da Montegrino
Guglielmo da Montegrino fu un pittore attivo tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo; a lui si devono con certezza alcune opere (tra le quali quelle riportate in alto) mentre per altre ci sono problemi di attribuzione. Sembra che l'artista montegrinese abbia lavorato nella collegiata di San Vittore di Brezzo di Bedero, mentre è certo che egli dipinse gli affreschi della chiesa, oggi scomparsa, di S. Donnino a Roggiano (la studiosa Janice Shell ha ritrovato il contratto del 1520 con cui Guglielmo da Montegrino si impegnava in tal senso con i committenti del lavoro). A Montegrino Valtravaglia dipinse l'affresco raffigurante S. Bernardino nella parete settentrionale della chiesa di S. Martino, datato 1488.
L'artista esprime nelle sue opere, soprattutto nella raffigurazione dei volti, una vena espressionistica, che spesso sfiora il grottesco, facilmente riconoscibile; il suo stile si caratterizza anche per una gamma cromatica che predilige i colori forti, accostati per contrasto. Il linguaggio delle immagini è sempre aspro e grafico, sottolineando con insistenza particolari di corpi e volti. Guglielmo da Montegrino, insomma, coniuga nella propria arte elementi di tradizione con influenze espressionistiche di gusto nordico e non rifiuta dei tocchi popolareschi.
Sua caratteristica è la presenza della parola all'interno dell'immagine, sotto forma di cartigli e didascalie di vario genere, in latino e in grafia gotica. La sua consuetudine di datare e firmare le proprie opere lo distingue dalla schiera dei pittori anonimi del suo tempo e testimonia anche la fama di cui dovette godere in vita.
Marco Formentini
Marco Formentini nacque a Bosco Valtravaglia il 17 giugno 1811, figlio di Gabriele (1763-1832) e di Marianna Parietti (1769-1850), entrambi appartenenti alle più note famiglie del luogo. Nel 1836 sposò Francesca Monti (1808-1839) e, rimasto vedovo, Amalia Varischi (1821-1902), dalla quale ebbe la figlia Santina.
Studiò a Bergamo e divenne ragioniere nel 1833; ebbe incarichi di un certo rilievo nella burocrazia del Lombardo-Veneto e, animato dagli ideali patriottici e di libertà, prese parte alla spedizione garibaldina nel 1848 a Venezia.
Rientrato a Milano, dopo aver abbandonato il lavoro per motivazioni politiche, si dedicò alla libera professione, occupandosi al tempo stesso della storia di Milano nell'epoca del Ducato e della dominazione spagnola. Nel 1860 fu candidato al Parlamento, nel 1863 divenne consigliere provinciale di Milano e nel 1876 fu nuovamente candidato al Parlamento. Morì a Milano il 1 giugno 1883, nella propria abitazione in via S. Carpoforo n. 9, in seguito a lui intitolata.
Appassionato cultore di storia ed economia, ha lasciato numerose opere, alcune delle quali inedite; si dedicò anche alla storia del proprio paese, pubblicando i Cenni statistici, storici e biografici risguardanti il Comune di Bosco e i suoi abitanti, Milano 1856.
Viene ricordato a Montegrino Valtravaglia da una via del capoluogo a lui intitolata, che si diparte dalla centrale P.zza Dante Girani, e da una lapide posta nella parte esterna del muro perimetrale del cimitero. A Bonera si trova invece P.zza Marco Formentini; anche la città di Milano, riconoscendo i meriti del nostro concittadino, gli ha dedicato una via nella zona centrale, tra via Brera e Via Mercato, dove egli abitò.
Marco Formentini nacque a Bosco Valtravaglia il 17 giugno 1811, figlio di Gabriele (1763-1832) e di Marianna Parietti (1769-1850), entrambi appartenenti alle più note famiglie del luogo. Nel 1836 sposò Francesca Monti (1808-1839) e, rimasto vedovo, Amalia Varischi (1821-1902), dalla quale ebbe la figlia Santina.
Studiò a Bergamo e divenne ragioniere nel 1833; ebbe incarichi di un certo rilievo nella burocrazia del Lombardo-Veneto e, animato dagli ideali patriottici e di libertà, prese parte alla spedizione garibaldina nel 1848 a Venezia.
Rientrato a Milano, dopo aver abbandonato il lavoro per motivazioni politiche, si dedicò alla libera professione, occupandosi al tempo stesso della storia di Milano nell'epoca del Ducato e della dominazione spagnola. Nel 1860 fu candidato al Parlamento, nel 1863 divenne consigliere provinciale di Milano e nel 1876 fu nuovamente candidato al Parlamento. Morì a Milano il 1 giugno 1883, nella propria abitazione in via S. Carpoforo n. 9, in seguito a lui intitolata.
Appassionato cultore di storia ed economia, ha lasciato numerose opere, alcune delle quali inedite; si dedicò anche alla storia del proprio paese, pubblicando i Cenni statistici, storici e biografici risguardanti il Comune di Bosco e i suoi abitanti, Milano 1856.
Viene ricordato a Montegrino Valtravaglia da una via del capoluogo a lui intitolata, che si diparte dalla centrale P.zza Dante Girani, e da una lapide posta nella parte esterna del muro perimetrale del cimitero. A Bonera si trova invece P.zza Marco Formentini; anche la città di Milano, riconoscendo i meriti del nostro concittadino, gli ha dedicato una via nella zona centrale, tra via Brera e Via Mercato, dove egli abitò.
Dante Ughetti
Dante Ughetti nacque a Montegrino Valtravaglia il 7 dicembre 1925.
Ben presto si trasferì a Milano, dove visse fino alla morte, avvenuta il 10 dicembre 1977.
Si laureò in Lingua e letteratura francese alla Bocconi con una tesi sull'epistolario di Malherbe. Fu assistente all'Università di Padova, sezione staccata di Verona.
Oltre all'insegnamento, si dedicò ai suoi studi e ricerche scientifiche. Fu incaricato all'Istituto Universitario Orientale di Napoli, dedicando la propria attenzione di studioso a François D'Amboise, Jean de La Taille, Claude Henri de Saint-Simon.
Nel 1974 pubblicò un importante lavoro su François D'Amboise.
Nel 1976 divenne docente universitario di ruolo presso l'Università di Napoli, dove rimase fino al 31 ottobre 1977. Rientrò all'Università di Padova, dove rimase fino alla morte, dovuta ad un male incurabile.
Nella pagina Le poesie di Dante Ughetti presentiamo tre sue poesie dedicate al paese natale, tratte dal volume "Espoirs", Napoli, Fratelli Conte Editori, 1978.
Massimo Antime Parietti
Massimo Antime Parietti nacque, settimo di otto figli, il 18 dicembre 1914 a Bosco Valtravaglia, in Ca d'Maté.
Rimasto orfano di padre a tre anni, compì gli studi a Montegrino e Luino, dimostrando precocemente una straordinaria inclinazione per il disegno. A soli dodici anni giunse a Milano, alla Cooperativa dei Pittori, allievo di Leonida Biraghi prima, di Aldo Carpi poi, al corso serale all'Accademia di Brera.
Nel 1937 Massimo Antime emigrò in Francia in cerca di lavoro; vi rimase fino al 1939; tornato in Italia, lavorò a Milano, a Cervia e a Varese, anche se non riuscì ancora a dedicarsi alla passione prediletta: il cavalletto. Successivamente si recò in Albania, al seguito dell'esercito italiano. Tornato in Italia nel 1942, dopo una breve sosta a casa partì per la Svizzera prima, per l'Africa poi. Dopo sei mesi tornò in Svizzera, dove trovò lavoro e conobbe Maria Louise, che diventò sua moglie.
In Svizzera, a Solothurn, Parietti riuscì finalmente a farsi apprezzare; grazie ad alcuni amici, come Hans Muller, Hans Berger, Cuno Amiet, diventò un artista conosciuto ed stimato. Dopo la morte della prima moglie, Antime tornò in Italia e qui conobbe la donna che gli restituì la voglia di vivere: Gabriella. Divise, da questo momento fino alla morte (avvenuta il 23 giugno 2002), la sua esistenza tra Bosco Valtravaglia e Luino.
Artista di rango, nella sua vita non ha mai smesso di sperimentare, di provare, di esercitarsi, rinnovandosi sempre. Nella sua produzione sono ravvisabili periodi diversi: vi si riconosce l'evoluzione un linguaggio artistico che ha cercato di esprimersi in forme sempre nuove, con opere di impronta impressionistica, realistica, con vene di chiarismo.
Parietti predilige la figurazione, senza rifiutare per questo l'astratto; nei suoi quadri colpisce l'uso sapiente del colore, soprattutto nei paesaggi e nei fiori.
Padre Albino Parietti
Albino Parietti nacque a Bosco Valtravaglia il 26 ottobre 1818, da una famiglia di mugnai.
Entrato in seminario, divenne sacerdote.
Parroco a Castelnovate (VA), dopo dieci anni entrò nel 1853 nel Seminario delle Missioni Estere di Milano, dal quale uscì nel 1855, per stabilirsi a Barhampore, città indiana nei pressi di Calcutta.
Dopo aver lavorato duramente per conquistare la fiducia degli indigeni, riuscì a costruire un ospedale e diverse scuole, in cui i bambini del luogo poterono studiare.
Ammalatosi di dissenteria e in pericolo di vita, rifiutò di tornare in Italia per curarsi e, ormai debilitato dalla malattia, si spense nella città indiana di Bankipore, nei pressi di Patna, il 30 novembre 1864, a soli 46 anni.
Straordinario esempio di fedeltà alla propria vocazione, venne sepolto con tutti gli onori nella chiesa cattedrale di Patna, vicino all'altare maggiore.